Nelle nostre vite necessitiamo di oggetti che si trovino a metà strada tra arte e poesia, che siano capaci di farci isolare dal quotidiano, trasformando la nostra casa nell’allestimento di cui abbiamo bisogno. In questo Memphis rappresentò esattamente il produttore di oggetti dei desideri, capaci di trasmettere emozioni sconosciute. Un collettivo che trasformò, in pochi anni, il design del futuro.
Sommario dell’articolo
- L’inizio di Memphis Design
- Libreria Carlton
- I materiali della libreria di design
- Curiosità sulla Libreria Carlton
- Libreria Carlton performance
- La quotazione della Libreria Carlton
- Mostre
- Un pezzo da museo
Nel 1981 Ettore Sottsass e Barbara Radice fondarono a Milano il collettivo Memphis, che rimase attivo fino al 1988. Era un gruppo internazionale di progettisti, tra i quali Michele De Lucchi, Martine Bedin, George Sowden e Nathalie du Pasquier. Lo scopo era quello di uscire dalla freddezza e monocromia del design anni ’70 (minimalista e caratterizzato dal colore nero) per portare nuovi concetti ripresi dal passato. Si sviluppò in un’epoca di grande fermento culturale, come laboratorio per la creazione di nuove idee progettuali tramite la ricerca di forme, colori e materiali che si andassero a contrapporre all’universo standardizzato e tradizionale del mobilio dell’epoca.
L’inizio di Memphis Design
I primi a parlarne, insieme a Sottsass furono De Lucchi, Bedin, Thun, Cibic e Zanini in un incontro informale l’11 Dicembre 1980. Durante quell’incontro il testo di una canzone di Bob Dylan diete il nome al gruppo: «Stuck inside of mobile with Memphis Blues again». Ma Memphis è anche il nome della capitale dell’Antico Egitto ed è forse per questo motivo che i loro oggetti hanno un valore così fortemente spirituale. Oltre ad essere il nome della città americana che diete i natali a Aretha Franklin e Elvis Presley. Il nome risultò quindi perfetto per l’idea di connubio tra passato e presente tanto caro al collettivo.
La nascita di Memphis avvenne due mesi dopo quell’incontro, nel febbraio 1981. I designer si presentarono con progetti nuovi, freschi e soprattutto colorati; ispirati a movimenti come il Futurismo, la Pop Art, il Kitsch e l’Art Déco. Ne nacque una mostra, il 18 Settembre 1981, alla galleria Arc ’74 di Milano. Erano principalmente oggetti di arredo domestico: ceramiche, divani, tappeti e lampade, nati come pezzi unici, ma ampiamente pubblicizzati dalla stampa internazionale, tanto da condizionare il design di altre aziende.
Il successo dell’esposizione fu inaspettato. Migliaia di persone accorsero a visitare la mostra sul design Memphis, incuriositi da quel nuovo modo di interpretare gli spazi abitativi utilizzando i mobili come protagonisti. Ma il pubblico risultò attratto anche da una comunicazione più provocatoria. Il manifesto infatti mostrava un T-Rex con la bocca spalancata (disegnato da Luciano Paccagnella), che destò molta curiosità nell’opinione pubblica.
Tra la folla un elemento non passò inosservato, tanto da diventare il simbolo del collettivo. Stiamo parlando della libreria Carlton.
Libreria Carlton
Disegnata da Ettore Sottsass nel 1981, la Carlton viene definita una libreria-totem per via della sua forma antropomorfa, che ricorda un uomo con le braccia sollevate e le gambe divaricate. La sua composizione rimanda anche ad un altare indigeno, come se gli oggetti destinati ad abitarla diventassero dei doni da immolare sull’altare.
La libreria Carlton è costituita da forme geometriche semplici assemblate, caratterizzata da colori accesi e ludici. Questo era lo scopo di Sottsass, creare una risposta giocosa alla necessità della società di avere un elemento di arredo solido, «il sacro e il profano, la storia e l’attualità, l’archetipo e le sue manifestazioni». Da alcuni venne descritta come oggetto della disarmonia per i colori poco coerenti (toni accesi e toni pastello) e per la mescolanza di elementi curvi, linee ortogonali e linee oblique.
I materiali della libreria di design
La libreria Carlton venne realizzata in legno e rivestita con laminati plastici colorati (realizzati dalla ditta Abet), utilizzati da Memphis come materiali privi di pregio, una critica al consumismo. La base della libreria, anch’essa rivestita di laminato plastico, era stampata con il tema decorativo Bacterio (così chiamato per via del pattern che ricorda l’immagine di una coltura batterica osservata al microscopio) disegnata da Sottsass per lo Studio Alchimia nel 1978.
«Ho provato a disegnare oggetti, cose, mobili e farli costruire. Li ho fatti grandi e pesanti con zoccoli e basamenti per sottrarli al kitsch dell’arredamento borghese e piccolo borghese. Non stanno quasi da nessuna parte e comunque non legano, non possono neppure produrre coordinati. Stanno soltanto da soli, come i monumenti nelle piazze, e non riescono neanche a fare stile. Sono anche decorati perché così riesco a comunicare stati culturali diversi, a seconda dei casi e a seconda di reali necessità funzionali». Da questa affermazione di Ettore Sottsass realmente comprendiamo il suo lavoro come progettista. Ma anche il paragone ad un monumento non passa inosservato, infatti questa libreria di design ha un’altezza di 196 cm per 40 cm di larghezza, raggiungendo un peso complessivo di 120 kg.
Curiosità sulla libreria Carlton
La popolarità della libreria Carlton crebbe tanto da farla diventare una vera e propria icona del design italiano, e non solo. Ma la sua fama non rimase all’interno solo dell’ambito arredamento, riuscì ad imporsi come rappresentante di un epoca e del suo sviluppo.
Nel 2000 Poste Italiane realizzò una serie di francobolli dedicati al design italiano. Come i collezionisti sanno i francobolli, ogni anno, vengono dedicati a eventi, personaggi o anniversari che hanno contraddistinto il Paese che li emette. Agli inizi di questo nuovo secolo Poste li dedicò alla produzione di mobilio e complemento d’arredo italiani della seconda metà del XX secolo. Ogni francobollo, disegnato da Raffaele Castiglioni, fu suddiviso in quattro caselle contenenti un iconico pezzo di design. La libreria di design Carlton di Ettore Sottsass fu affiancata alla lampada Arco dei Fratelli Castiglioni, alla caffettiera Cupola di Aldo Rossi e alla sedia Breeze di Carlo Bartoli.
Libreria Carlton e performance
Nel 2004, presso la galleria Moss di New York, Marteen Baas bruciò la libreria Carlton per la sua mostra personale “Where there’s smoke”. Lo scopo del designer olandese, che per la mostra bruciò altri oggetti di design, era quello di svestire questi mobili dalla loro aurea “di design”, portandoli al loro vero scopo. Baas molte volte affermò come fosse affascinato dal modo in cui le persone conservassero, intatti e nel tempo, gli oggetti delle proprie case, mentre bruciando gli arredi acquistano un nuovo volto ed una nuova personalità estetica. La tecnica consiste nel carbonizzare i mobili, portandoli tutti allo stesso stadio e colore, per poi rivestirli di una resina epossidica trasparente così da poterli utilizzare nuovamente. Ad oggi questi oggetti di design sono conservati all’interno dei più importanti musei del mondo, come il Victoria & Albert Museum e il Groninger Museum.
In onore dei 30 anni dalla nascita della libreria Carlton, Memphis design realizzò una speciale produzione di 30 esemplari complessivi. Ognuno numerato su etichetta in argento 925 placcata oro 24 carati e contenuto in una speciale cassa in legno modello “caveau”.
La quotazione della libreria Carlton
Nel Novembre del 2016 venne realizzata un’asta dei mobili della rockstar David Bowie a Londra da Sotheby’s, nella storica sede in New Bond Street. Il Duca Bianco aveva una grande passione per l’arte e il design, un retaggio dei suoi studi di storia dell’arte intrapresi prima di dedicarsi completamente alla carriera musicale. Ma tra i dipinti di Duchamp, Henry Moore, Damien Hirst, Basquiat emerge soprattutto una grande passione per i mobili di design di Ettore Sottsass. La credenza Casablanca, le lampade Tahiti e Treetops, il telefono Enorme e naturalmente la libreria Carlton. Bowie considerava Sottsass il padre fondatore del design moderno: «I vari Starck e Lovegrove si alzino in piedi e salutino il più grande designer degli ultimi cinquant’anni, l’uomo che ha aperto loro le porte: Ettore Sottsass».
Ah! La Carlton venne battuta all’asta per la modica cifra di 52.500 sterline.
Ma Bowie non fu l’unico personaggio noto ad aver posseduto la libreria Carlton. All’elenco potremmo aggiungere lo stilista belga Anthony Vaccarello, la regista statunitense Sofia Coppola, la modella britannica Cara Delevingne e lo stilista tedesco Karl Lagerfeld, e chissà quanti altri.
Mostre
Questi mesi di lockdown hanno colpito duramente musei e gallerie d’arte, impossibilitate nel far vivere emozioni nuove ai visitatori. Ma la voglia di festeggiare e onorare i 40 anni di Memphis non si è di certo fermata. In diverse parti d’Europa sono state, e saranno, allestite mostre dedicate al collettivo che cambiò il mondo del design e non solo. Vediamole insieme.
Nella verdeggiante Inghilterra 150 coloratissimi mobili di Memphis si mettono in mostra alla MK Gallery di Milton Keynes. “Memphis: Plastic Field” curata da IB Studio Milano analizza i 40 anni del collettivo con i suoi pezzi più iconici. All’interno della recente struttura in calcestruzzo e acciaio, l’ambiente è scaldato da colorati e geometrici mobili che, dagli anni ’80 ad oggi, hanno mantenuto il loro fascino e la loro forza attrattiva.
Un pezzo da museo
La mostra si inserisce in un filone, reinterpretando le mostre esposte al The Museum of Decorative Arts and Design di Bordeaux, avvenuta dal 21 giugno 2019 al 05 gennaio 2020 e alla Fondazione Berengo a Palazzo Franchetti a Venezia, aperta al pubblico dal 24 maggio al 25 novembre 2018. L’esposizione alla MK Gallery è stata prorogata fino al 12 settembre 2021.
Fino al 23 Gennaio 2022 il Vitra Design Museum ospiterà una mostra dedicata ai quarant’anni del collettivo Memphis. Curata da Mateo Kries la mostra “Memphis: 40 Years of Kitsch and Elegance” analizza il collettivo dagli albori attraverso mobili, lampade, ciotole, disegni, schizzi e fotografie. Un tuffo nel passato che permette ai visitatori di rivivere le sensazioni e le emozioni provate durante la prima mostra di Memphis.
Non ci resta che sperare di tornare presto a viaggiare per poter partecipare a questo colorato anniversario all’interno dei musei di tutta Europa. Potremmo concludere affermando che la libreria Carlton – bruciata, copiata o idolatrata – dopo quarant’anni continua ad essere una vera e propria icona pop.
Andrea Lovotti